Corriere Della Sera | Storia Di Marie Triepcke Krøyer: Dietro Al Volto Più Bello Dell'arte Nordica C'era Una Pittrice Coraggiosa | Civita D'Antino | Arte, Storia | Turismo | Sito Ufficiale (2024)

di Roberta Scorranese | Corriere della Sera. Famosa per i ritratti che le fece il marito, Peder Severin Krøyer, in realtà Marie è stata un’artista valida e lungimirante. Purtroppo, poco conosciuta.Forse non avete visto questo volto nel luogo in cui si trova, cioè in un museo danese, ma di certo lo avrete visto in libreria, sulla copertina di un romanzo. O, meglio, del romanzo italiano più venduto lo scorso anno, La portaletteredi Francesca Giannone, pubblicato da Nord.La donna del ritratto, però, non era una portalettere in cerca di riscatto sociale: è stata un’artista, una ragazza tra le più belle della sua città d’adozione, Copenaghen, moglie di uno dei pittori più famosi della scuola danese, progettista di arredi, pittrice sperimentale, viaggiatrice, con due figlie e due matrimoni, periodicamente visitata dalla depressione.Si chiamava Maria Martha Mathilde Triepcke e la sua storia è uno spaccato di storia dell’arte che apre alle terre del Nord, a una corrente poco conosciuta e vicina all’impressionismo, a un legame insospettabile tra la Danimarca e l’Abruzzo.

Intanto il volto della donna raffigurato sulla copertina del romanzo e qui riprodotto è solo parte del dipinto, che si intitolaDoppio ritrattoe cherappresenta Marie con il marito, Peder Severin Krøyer. Un esempio raro e prezioso di mutua raffigurazione, con l’uomo che dipinge il volto della moglie e viceversa.E, in effetti, per un periodo le loro vite camminarono assieme, fianco a fianco, nelle luci morbide di un angolo della Danimarca, Skagen, nel Settentrione d’Europadove le acque del Mar Baltico e quelle del Mare del Nord si incontrano, dando vita a uno spettacolo luminoso di colori e di riflessi.Qui, sul finire dell’Ottocento, si trasferirono numerosi artisti pronti a catturare la bellezza del paesaggio, sul modello «en plein air», all’aperto.Poi, però, le cose cambiarono. Le luci bianche e azzurre di quel lembo di terra si spensero, i due si separarono, la vita rimescolò le carte e se Peder morì nella malattia nel 1909, Marie si spense molti anni dopo con la pesantezza di numerosi nodi irrisolti.

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Avevano sedici anni di differenza: quando si incontrarono, a Parigi, era il 1889 e Peder era un pittore trentottenne già affermato in Danimarca e in Francia, mentre lei era una bellissima modella con poca esperienza e numerose porte chiuse alle spalle.Alle donne, infatti, fu concesso di entrare a far parte della Royal Danish Art Academy solo nel 1888. Ma Marie aveva un temperamento combattivo, sebbene con una nota di riservatezza.Nella capitale francese provò a organizzare circoli dedicati alle artiste, dove poter imparare a dipingere e a scolpire. Colpisce oggi guardare uno dei suoi primi dipinti, risalente al 1887:Ragazzo sullo sgabello. Il tratto è fermo erealistico, venato di profondità psicologica e di malinconia.

Risale ad appena un anno dopo, il 1888, uno dei quadri più famosi del marito, che si intitolaHip Hip Hurràe che raffigura una festa in giardino, nella tenuta del pittore Ancher, capofila della Scuola di Skagen: brindisi, allegria, luci ammorbidite dall’alcol e dal tramonto, donne con gli chignon e gli abiti di seta, uomini eleganti, risate e aneddoti.Quando Peder e Marie si incontreranno a Parigi, nell’anno in cui venne inaugurata da Tour Eiffel, nel 1889, ad avere la meglio sarà il temperamento mondano di Krøyer: lui (inseguito da numerose amanti inferocite) insiste per sposarla subito, lei acconsente e mette da parte la sua pittura per seguire l’uomo nelle lande danesi, unendosi così a quel gruppo allegro di artisti banchettanti

Si apre così una fase nuova della storia dell’arte:Krøyer trasformerà la bellezza leggendaria di Marie in un soggetto inedito, protagonista di passeggiate sulle spiagge del Nord, accarezzato dai tramonti lunghissimi.L’ispirazione è impressionista, l’approdo è molto più originale: i bagliori non sono quelli di Monet e di Pissarro, rapidi e fugaci. Nei quadri di Krøyer ogni cosa sembra illuminata alla radice, come se fosse accesa.E il viso della moglie, regolare e intenso, si trasforma in un paesaggio che, poco per volta, lo renderà famoso.

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Marie però non dipinge più o, comunque, si limita a pochi esercizi convenzionali.Come confiderà ad alcuni amici per lettera, la sua pittura realistica le pare stridente in quel mondo dominato dalle spiagge bianche, dove tutto sembra fermarsi per ammirare i due mari che si baciano. E così, quando nel 1895 nasce la loro prima e unica figlia, Vibeke, Marie si dedica alla bambina e accarezza l’idea di raffigurare l’infanzia.

In verità ci pensava da un po’ e infatti lo aveva già fatto, curiosamente, in Abruzzo, quando – assieme al marito e ad altri pittori danesi – si era trasferita per un periodo aCivita D’Antino, nei pressi de L’Aquila. Qui l’artista Kristian Zahrtmann aveva fondato una sorta di colonia danese, invitando amici e colleghi a raggiungerlo perché sedotto dal borgo e dal sole del centro Italia. Marie e Peder arrivarono intorno al 1890 e, nella tranquillità del paese, la pittrice realizzò un altro dei suoi lavori,Ritratto di bambina. Anche qui, il soggetto non ha nulla di leggero o di frivolo,ma la piccola contadina è dritta nella sua seria dedizione al compito che le è stato assegnato.In Abruzzo Marie si sentì accolta e, ricostruendo la vita dei danesi a Civita, gli studiosi hanno trovato numerose testimonianze che attestano la riservatezza della donna. Zahrtmann scrive: «Anche lei dipinge, ma è molto timida e non mostra i risultati se non costretta».

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Purtroppo, però, per la coppia di artisti la vita diventerà difficile. Affetto da sifilide (particolare che aveva nascosto alla moglie) Krøyer finirà per perdere parzialmente la vista e attraverserà dei profondi periodi di depressione, come ha certificato lo psichiatra James C. Harris in una importante ricerca del 2009.Marie prenderà a viaggiare sempre più spesso da sola, anche lei periodicamente colpita da depressione, fino a quando, a Taormina, incontrerà il compositore svedese Hugo Alfvén, con il quale inizierà una relazione. Krøyer si rifiutò di concederle il divorzio fino al momento in cui Marie gli annunciò di aspettare una figlia (Margita) dal nuovo compagno.Molto coinvolta in questo rapporto affettivo, Marie nutriva una speranza: poter ricominciare a dipingere, magari in un contesto diverso e più aperto rispetto a quello dei pittori di Skagen. Ma questo non avvenne, anzi.Alfvén, come ha ricostruito l’artista Bonnie Fortune, si dimostrerà freddo e critico nei confronti del talento della moglie, spingendola piuttosto a dedicarsi alla progettazione di arredi.Dopo la nascita della figlia la tradirà più volte e arriverà a chiederle il divorzio. E questa volta sarà Marie a negarglielo, come Peder aveva fatto con lei. La pittrice morirà di cancro nel 1940. Di lei ci restano poche opere, ma tutte contraddistinte da un anticonformismo poco urlato, eppure fermo. Come di chi coltiva un talento segreto.

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